Il direttore del museo del Mare di Pirano, Franco Juri. Alla sua sinistra l'archeologa e curatrice della mostra, Aleksandra Brugar. Foto: Radio Capodistria/Valerio Fabbri
Il direttore del museo del Mare di Pirano, Franco Juri. Alla sua sinistra l'archeologa e curatrice della mostra, Aleksandra Brugar. Foto: Radio Capodistria/Valerio Fabbri

Una collaborazione che dura da quasi un quarto di secolo ha dato vita a una mostra ospitata al museo del Mare di Pirano per far rivivere in modo insolito Zagabria, facendone conoscere gli aspetti meno noti. Dalla mole di materiale archeologico del Museo civico zagabrese la curatrice Aleksandra Brugar ha scelto sei piccoli oggetti archeologici di altrettanti periodi storici, dalla Preistoria all'Alto medioevo, utili per regalare il racconto "Zagabria in spe", quando la capitale croata era solo un insediamento, una protocittà, come hanno spiegato gli organizzatori. Un racconto che vuole essere metafora di un passato ricco e variegato, per questo si spazia da una fibula più che millenaria al suggestivo bicchiere dal volto umano. Ma il racconto vuole essere accessibile a tutti, e per questo motivo sono stati osservati standard specifici nell'altezza delle teche espositive e messe a disposizione repliche fatte di proposito per permettere a persone con problemi di vista di poter usufruire dell'esposizione, come dimostra una delegazione dell'associazione ipovedenti giunta da Lubiana. A disposizione anche un video con la lingua dei segni. E proprio la facilità di accesso è una delle caratteristiche che premia il lavoro del museo del Mare, come ci spiega il direttore Franco Juri: "Noi abbiamo partecipato a un progetto europeo, Come in, un Interreg Central Europe in cui abbiamo puntato sull'accessibilità. Siamo stati ospitati a Zagabria nel 2020 con una mostra archeologica accessibile a tutti, mentre adesso sono gli amici e colleghi zagabresi ad essere nostri ospiti qui a Pirano, con una mostra altrettanto accessibile. Una mostra particolarmente interessante, perché racconta la storia antica di Zagabria attraverso sei oggetti, sei reperti archeologici che si possono vedere, ma anche toccare. Infatti, sono state create delle repliche di questi reperti proprio in virtù della volontà di rendere accessibile la mostra anche alle persone ipovedenti, così come è stato realizzato un video nella lingua dei segni, per aumentare l'accessibilità. Anche per questo approccio il nostro museo è considerato uno dei più accessibili in tutta la Slovenia".

Valerio Fabbri

Nella teca il bicchiere con una raffigurazione di un volto umano, con una replica dell'oggetto predisposta per gli ipovedenti Foto: Radio Capodistria/Valerio Fabbri
Nella teca il bicchiere con una raffigurazione di un volto umano, con una replica dell'oggetto predisposta per gli ipovedenti Foto: Radio Capodistria/Valerio Fabbri