Foto: osebni arhiv
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“Tra tutte le feste dell'anno liturgico, occupano un posto particolare due feste, il Natale e la Pasqua. Ambedue sono collegate con i due eventi più importanti della vita umana: con l'arrivo in questo mondo e con la partenza da questo mondo.
Il Natale rinfresca la dignità della nascita e dell'arrivo di ogni uomo che viene in questo mondo, mentre la Pasqua rinfresca la dignità del congedo e della partenza di ogni uomo che parte da questo mondo, come il Signore, per mezzo di Mosè, ha promesso al popolo eletto ‘sarai benedetto quando entri e benedetto quando esci’, e, come dice il salmista, ‘il Signore veglierà su di te quando esci e quando entri’ da ora e per sempre”.
“La Pasqua dunque dirige il nostro sguardo oltre l'orizzonte, nell'aldilà e nella trascendenza. Ognuno è assetato di vita e fugge davanti alla morte, come dice il proverbio: l'uomo minacciato per la vita fugge fino alla fossa perché non lo prendono, e il messaggio principale della Pasqua si trova nelle parole del prefazio per i defunti: ai tuoi fedeli o Signore la vita non è tolta ma trasformata e mentre si distrugge la dimora di questo esilio e terreno viene preparata un'abitazione eterna nel cielo”.
“Possiamo dunque dire che ognuno che anela la vita, porta la Pasqua nel suo cuore, e il contenuto della festa è scritto sulla pelle. Fra i testimoni più grandi della risurrezione del Signore e della nostra risurrezione, abbiamo l’apostolo Paolo, che scrive ai Romani: ‘Io ritengo infatti che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura, che dovrà essere rivelata in noi’. Come ci rallegriamo dunque dei germogli e dei fiori primaverili della natura intorno a noi, così possiamo rallegrarci anche del messaggio e dell'annuncio pasquale. Si scuota il nostro spirito dalle preoccupazioni fastidiose e risplenda il nostro occhio guardando il futuro pieno di luce. Auguro a tutti una gioiosa esperienza dei misteri pasquali”.