La presentazione del libro ha segnato il tutto esaurito nelle sale del paese nelle quali ha fatto tappa, ha spiegato l’autore Jože Možina durante la presentazione del volume, strutturato in 600 pagine nel quale vengono trattati i motivi che hanno determinato le divisioni all’interno del popolo sloveno e alle violenze fratricide. Figura indubbiamente controversa per la trattazione di tematiche vicine alla destra slovena, e definite come un periodo buio della storia del paese, Možina ha spiegato che “per comprendere il conflitto in Slovenia bisogna comprendere quanto è accaduto prima”. Nel libro vengono trattati dettagliatamente le ribellioni della popolazione contro le forze partigiane in risposta alle violenze rivoluzionarie. La raccolta delle fonti e durata 20 anni, tra queste pure gli ospiti della sua trasmissione che va in onda su TV Slovenia 1 e numerose testimonianze, documenti inediti che hanno l’obiettivo di rispondere alla domanda su come sia stato possibile che nel dopoguerra si sia venuta a creare una tale divisone nazionale. “Le esperienze traumatiche dei nostri antenati non si manifestano solamente in certi modelli comportamentali, ma fanno parte del nostri imprinting genetico e di conseguenza la nostra nazione sta rivivendo le esperienze traumatiche dei nostri antenati” si è detto certo Možina il quale ha scritto il suo volume grazie anche ai documento d’archivio molto preziosi come quelli delle sentinelle che hanno testimoniato molte atrocità commesse dai partigiani comunisti. La sesta ristampa del volume, che è la tesi di dottorato dell’autore, ha l’obiettivo sfatare diversi miti attraverso la scoperta di nuovi archivi e documenti, ha spiegato lo storico Renato Podberšič. La monografia, ce lo ha spiegato l’autore prende in considerazione gli inizi del 41 e la fine del 42, periodo nel quale le forze comuniste hanno intenzionalmente iniziato ad aggredire la popolazione civile causando un numero di vittime superiore rispetto a quello degli occupatori italiani. “Si è trattato di una vera e propria aggressione delle forze comuniste contro la popolazione slovena tradizionale” ha detto Možina dicendosi stupito dal fatto che i suoi colleghi non vanno ad approfondire determinati fatti storici. “Il volume fa molto parlare per il fatto che mette in evidenza come il regime comunista, a differenza di molti altri che hanno tentato di attuare una qualche forma di riconciliazione, ha invece generato ulteriori divisioni, facendo addirittura delle distinzioni tra i vivi e i morti, questi non avevano nemmeno diritto di avere una lapide e ciò sta proseguendo fino ad oggi”., secondo l’autore del libro. Alla domanda su come reagisce alle continue pressioni che hanno ad oggetto la sua trasmissione televisiva “testimoni”, Možina ci ha detto che “non sono piacevoli, sono molto triste per le offese che mi vengono rivolte e le continue discreditazioni, non vengono invece mai presentati dei contro argomenti; è evidente che la controparte, tra virgolette, non ne dispone, parliamo del libro storico più letto degli ultimi 20 anni” ha concluso Možina.

Dionizij Botter

Foto: Radio Capodistria/Dionizij Botter
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