Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.
Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.

"Siete rimasti sorpresi di vedere Prešeren salire su questo palco con gli abiti che indossiamo ogni giorno, declamando le sue poesie con un’impostazione semplice? O forse vi ha sorpreso vedere che oggi ha parlato come se le sue poesie riguardassero tutti noi, mettendo da parte virtuosismi ed elitarismo, che travalicano tutte le distanze senza però creare vicinanza umana?”. Ci ha pensato il presidente del consiglio di amministrazione del Fondo Prešeren, Jožef Muhovič, a dissipare sorpresa e perplessità dei presenti su un’interpretazione in chiave contemporanea dei versi di Prešeren. L’ideatore artistico di questa rappresentazione, Gregor Čušin, ha interpretato così la poesia di Prešeren nella convinzione che debba essere accessibile a tutti, soprattutto quando viene dichiarata baricentro culturale del paese.
Muhovič ha prima conferito i premi alla carriera alla poetessa Erika Vouk, la cui scrittura in versi è stata descritta come un fiore che cresce lentamente, fragile e flessibile, fino alla nobiltà, e ad Henrik Neubauer, per i suoi 70 anni di attività nel campo del balletto e dell’opera, in Slovenia così come nel resto del mondo. E’ stato poi il momento dell’assegnazione dei massimi riconoscimenti artistici per il percorso degli ultimi tre anni, che ha incoronato sei artisti. La poetessa Miljana Cunta, l'attrice teatrale di arte drammatica Jana Zupančič, il mezzosoprano Nuška Drašček, la sceneggiatrice e regista Sara Kern, e due figure inusuali per questo premio come il fumettista e illustratore Ciril Horjak e il grafico e disegnatore Tomato Košir, entrambi noti al grande pubblico anche oltre i confini sloveni. Un messaggio quindi in linea con quanto detto dalla ministra della Cultura, Asta Vrečko, che prima della cerimonia aveva inviato un messaggio pubblico a tutti i cittadini, dopo che in mattinata aveva presentato un Piano strategico per una cultura accessibile a tutti. Vrečko ha voluto ricordare che "la cultura è uno dei fondamenti della società e un pilastro della giustizia sociale, grazie alla quale si sono realizzate emancipazione nazionale e modernizzazione della società”, motivo per il quale la cultura deve essere vissuta ogni giorno e non solo l’8 febbraio.

Valerio Fabbri