Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.
Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.

A meno di un mese di distanza dal suo insediamento il gruppo di lavoro che fa capo al ministero della Pubblica Amministrazione per riformare l'operatività delle unità amministrative in Slovenia incontra già i primi ostacoli.
La bozza annunciata, che prevede di eliminare 4/5 delle attuali 58 unità amministrative, ha creato diversi mal di pancia sia fra i partiti d'opposizione, in primis il Partito democratico sloveno che parla di distacco dalla realtà per il governo, sia fra i colleghi di maggioranza, come i Socialdemocratici, che hanno sollevato perplessità. Decisamente contrari sono le centinaia di primi cittadini che, al contrario, chiedono di ampliare i servizi disponibili per i cittadini. Il piano della ministra della Pubblica Amministrazione, Sanja Ajanović Hovnik, non intende eliminare posti di lavoro né centri amministrativi, ma redistribuire fra 12 unità centrali alcune funzioni ora in capo a tutte le 58 unità, ribilanciando così i carichi di lavoro.
Ma l'Unione dei Comuni della Slovenia, guidata dal sindaco di Kočevje ed ex candidato alle elezioni presidenziali Vladimir Prebilič, ha espresso per tutti il disaccordo per una riduzione di personale che va in direzione contraria rispetto alle reali necessità dei cittadini.
Secondo Prebilič, infatti, i servizi di una pubblica amministrazione moderna devono essere di facile utilizzo, a partire dalla regolamentazione per l'accesso ai servizi digitali dove l'infrastruttura necessaria della rete internet non è regolamentata. Se l'esempio da seguire per la riorganizzazione è quello dell'Agenzia delle entrate (FURS), ha affermato Prebilič con amara ironia, l'esito assicurato sarà quello di allontanare le persone dai servizi invece di ridurre la distanza fra amministrazione locale e cittadinanza. Per questo chiedono di essere coinvolti nel processo di riforma, invece di doverne prendere atto a conti fatti.

Valerio Fabbri