Foto: BoBo/Borut Živulović
Foto: BoBo/Borut Živulović

Celebrati come personalità di spicco del processo di indipendenza della Slovenia, riconosciuti dalle istituzioni con una medaglia d'oro dell'Ordine della Libertà, sei importanti sostenitori della movimento che portò Lubiana fuori dall'orbita di Belgrado hanno accettato di ricucire con la recente storia nazionale e prendere quella stessa medaglia che, con un gesto simbolico, decisero di restiturie nel giugno del 1993 a quello stesso Stato che avevano contribuito a far nascere.
Igor Bavčar, France Bučar, Janez Janša, Jelko Kacin, Lojze Peterle e Dimitrij Rupel indirizzarono una lettera aperta di proteste all'allora presidente Kučan insieme alle medaglie, in dissenso per i tentativi da parte dello Stato, secondo loro, di sminuire e svalutare il valore dell'indipendenza slovena. Erano convinti infatti che fosse in corso una sorta di tradimento della causa nazionale, con riferimento alle attenzioni riservate a quanti avevano servito l'esercito federale jugoslavo o, ancora, che la stessa medaglia fosse stata consegnata anche a persone fortemente identificate con il sistema comunista che avevano abbattutto, come Ljub Bavcon e Janko Pleterski, "compagni dei tempi del comunismo".
Come hanno spiegato i protagonisti, questo gesto di riconciliazione, che cade nel trentennale della fondazione, della difesa e del riconoscimento internazionale della Slovenia, nasce grazie al dialogo con il capo dello Stato, nello spirito di rispetto per il Paese e la sua dignità. Alla cerimonia erano presenti Bavčar, Janša, Kacin, Peterle e Rupel, mentre per il defunto Bučar ha ritirato la medaglia il figlio Janez Bučar.