Foto: Matija Sušnik/DZ
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Dopo il veto sospensivo da parte del Consiglio di Stato, la normativa è ritornata alla Camera di Stato per il voto definitivo. All’inizio dei lavori le ragioni del “no” sono state illustrate da Branimir Štrukelj che è tornato a ricordare le già note posizioni. “Una legge problematica che acuisce la disparità di trattamento e - che per varie ragioni- è di difficile attuazione” ha detto in sintesi il rappresentante della Camera alta del Parlamento. E’ seguito il resoconto del Comitato istruzione che il 24 gennaio scorso è tornato a sostenere la Legge e quindi l’intervento del deputato al seggio specifico Felice Žiža che - ricordiamo- ha proposto le modifiche assieme al collega ungherese: “Modifiche che sono il frutto di un anno di lavoro portato avanti assieme a presidi ed esperti del settore del settore e che garantiscono un livello di istruzione qualitativo e parità di diritti con le scuole della maggioranza“, ha affermato ancora una volta il deputato della CNI.

Nelle dichiarazioni di voto, i partiti della coalizione e quelli che la sostengono sono stati compatti nell’appoggiare la normativa, mentre quelli dell’opposizione si sono detti ancora una volta categoricamente contrari ai cambiamenti. Nel confermare che il Desus appoggerà anche questa volta la legge, il rappresentante dei pensionati Branko Simonovič ha dichiarato che l’istruzione è il segmento fondamentale nella salvaguardia di una minoranza e che gli sforzi nell’elevamento della competenza linguistica aumenta il livello di tutela. Mojca Skrinjar intervenuta in nome del Partito democratico sloveno ha elogiato l’ambiziosità dimostrata dal proponente che andrebbe promossa pure nelle scuole della comunità slovena in Italia: “Chi opera nelle scuole delle minoranze deve avere un’ottima conoscenza della lingua d’insegnamento e la conoscenza a livello di lingua madre garantisce l’aumento della qualità di apprendimento non solo della lingua ma anche della cultura della minoranza” ha affermato l’esponente del partito di Janez Janša. Tra i sostenitori del provvedimento anche Nuova Slovenia che con Iva Dimic ha ricordato l’importanza dell’implementazione dei diritti dei gruppi nazionali.

Contrari, come detto. i partiti dell’opposizione con in prima linea i Socialdemocratici e la Sinistra. I primi hanno evidenziato tutta una serie d’incongruenze e manchevolezze di una normativa “di difficile attuazione dovuta alla carenza di personale qualificato”. Matej Vatovec intervenuto a nome della Sinistra ha invece problematizzato la moralità di un testo che viene presentato da chi aveva sostenuto le modifiche alla stessa normativa solo quattro anni fa. Vatovec si è inoltre schierato contro il recente comunicato dei presidi delle scuole italiane, dove non ci sono “le loro firme ed è stato diramato su carta intestata della Can Costiera”. Hanno annunciato voto contrario pure la Lista Marijan Šarec e il partito di Alenka Bratušek. I primi hanno evidenziato i pericoli dell’introduzione di una duplice realtà normativa per le scuole italiane e per quelle bilingui della comunità ungherese, i secondi invece hanno lamentato la discriminazione nei confronti dei cittadini sloveni che -se approvata la legge- non potrebbero ottenere un posto di lavoro come cuoco o autista nelle scuole con lingua d’insegnamento italiana.

Non si sono sentite le posizioni dei deputati del Partito nazionale sloveno, che nelle occasioni precedenti hanno sempre appoggiato le modifiche, né quello di alcuni altri gruppi parlamentari, molto importanti per far passare la Legge considerato che ora servono 46 voti favorevoli, due in più di quelli ottenuti il 13 gennaio scorso.

Lionella Pausin Acquavita